L’innesto a gemma è una delle tecniche agronomiche più diffuse e utilizzate in agricoltura perché attecchisce facilmente e può essere effettuata su quasi tutte le specie fruttifere per ottenere frutti di qualità e piante più resistenti. Scopriamo il periodo in cui svolgere questa operazione agricola e come eseguirla in modo corretto.
L’innesto è una delle più antiche pratiche agricole che ancora oggi rimane di grande attualità. Molti agricoltori (professionisti e non) vi ricorrono per unire due parti provenienti da diverse piante – portainnesto e nesto – al fine di ottenere un esemplare più produttivo e resistente rispetto a quello di partenza.
In frutticoltura la tecnica più utilizzata per aumentare la produttività degli alberi da frutto è l’innesto a gemma (o a scudo) che, oltre a essere una delle più semplici da realizzare, assicura un’elevata probabilità di attecchimento permettendo di ottenere varietà di frutti con caratteristiche organolettiche e qualitative migliori.
A seconda del periodo dell’anno in cui viene eseguita, si distingue in innesto a gemma vegetante e innesto a gemma dormiente, ma in entrambi i casi occorre sempre verificare la compatibilità tra i due esemplari che si vogliono unire, poiché non tutte le combinazioni danno buoni risultati. In questo articolo vi illustreremo tutti i segreti di questa particolare tecnica di propagazione vegetale, da quando occuparsene ai diversi metodi per effettuare gli innesti su piante compatibili.
Cos’è e come si esegue l’innesto a gemma
Come dicevamo, l’innesto a gemma è una tecnica agronomica di moltiplicazione agamica che si realizza mediante la fusione anatomo-fisiologica di due piante differenti (i cosiddetti bionti): quella che fornisce il tronco e l’apparato radicale viene definita “portainnesto”, mentre l’esemplare da cui si prelevano le gemme dormienti o vegetanti è detto “marza”.
Gli obiettivi alla base di questa pratica agricola sono molteplici, ad esempio per creare varietà fruttifere più produttive e resistenti, oppure per preservare i caratteri delle cultivar più pregiate, o ancora per migliorare l’adattabilità delle piante al tipo di terreno di cui si dispone.
A prescindere dal metodo scelto, tutte le tecniche di innesto a gemma consistono nel prelevare una gemma dalla pianta madre e inserirla all’interno dell’incavo creato nella corteccia del portainnesto.
Per ottenere i risultati sperati è però necessario rispettare alcune regole di base, come l’affinità degli innesti, il periodo adatto in cui svolgere l’operazione (di solito a inizio primavera o in tarda estate), la compatibilità tra la marza e l’ipobionte, la vigoria della parte basale e dell’apparato aereo, la polarità dei tessuti vegetali (ossia il senso di circolazione linfatica) e la corretta sovrapposizione delle zone generatrici.
I tipi di innesto a gemma
Tra i numerosi tipi di innesti a cui si fa ricorso in frutticoltura, quello che prevede di utilizzare come nesto una o più gemme di piante da frutto è il più semplice da realizzare in approccio fai da te, garantendo maggiori possibilità di attecchimento rispetto alle marze ricavate da una porzione di ramo.
A seconda del periodo dell’anno in cui si decide di innestare una determinata varietà fruttifera, si possono distinguere quattro diverse tipologie di innesti a gemma: vegetante, dormiente, a zufolo e a pezza. Vediamoli nel dettaglio.
1. Innesto a gemma vegetante
Questo tipo di innesto viene effettuato a inizio primavera, prelevando le gemme dai rami recisi durante il periodo di riposo vegetativo della pianta donatrice e conservate in sabbia umida o in frigorifero a una temperatura non superiore ai 4°C.
Per fare in modo che l’innesto attecchisca è importante che l’ipobionte si trovi in una condizione “di succhio”, ossia il momento in cui la linfa circola più abbondante e la corteccia risulta più morbida e facile da modellare (si può agevolare questo processo anche innaffiando con maggiore frequenza il portainnesto nei tre giorni che precedono l’innesto).
Quindi, si incide il tronco del portainnesto eseguendo un taglio trasversale e uno longitudinale in modo da formare una “T” e si inserisce la gemma con una piccola porzione di alburno (scudetto).
Con l’aiuto di un coltello da innesto si sagoma la parte inferiore del germoglio per farlo combaciare con lo spacco effettuato sulla corteccia del soggetto su cui verrà innestato, divaricando i lembi del tronco per inserire lo scudetto e fare in modo che la gemma resti ben visibile.
Fatto ciò, si effettua una legatura con dei fili di rafia o del nastro isolante, coprendo le zone scoperte dei tagli con del mastice per innesti, così da prevenire eventuali malattie causate dalle infiltrazioni d’acqua o dall’attacco di parassiti.
2. Innesto a gemma dormiente
Il procedimento relativo alla tecnica dell’innesto a gemma dormiente è del tutto simile al precedente, con la sola differenza dell’epoca di esecuzione. Si effettua infatti verso la fine dell’estate quando le gemme si trovano in una fase di quiescenza, con l’accortezza di prelevarle contestualmente all’innesto e con il picciolo della foglia ancora integro. In questo modo sarà possibile verificare l’esito dell’attecchimento, che risulterà perfettamente riuscito nel momento in cui il picciolo si stacca spontaneamente o a seguito di una lieve pressione.
Questo tipo di innesto è tra i più utilizzati soprattutto per la produzione di fiori e frutti di origine controllata e può essere eseguito su quasi tutte le specie fruttifere e ornamentali, tra cui il cotogno, il pero, il nespolo, il susino, il mandorlo, il biancospino, il ciliegio e la rosa.
3. Innesto a zufol
A differenza delle tecniche precedenti, l’innesto a zufolo si può eseguire sia in primavera sia a fine estate a seconda dell’esemplare che si vuole innestare. In questo caso, la gemma viene prelevata praticando due incisioni trasversali e parallele sopra e sotto il germoglio (a una distanza di 3-4 centimetri l’uno dall’altro), congiungendole con un taglio verticale.
Si ripete la stessa operazione anche sul portainnesto, prestando attenzione a staccare una porzione di corteccia delle stesse dimensioni dello scudetto per agevolarne l’inserimento.
4. Innesto a pezza
L’ultimo tipo di innesto è quello “a pezza”, che consiste nel prelevare una gemma con una porzione più ampia di corteccia, da inserire su una zona del portainnesto scortecciata di una pari superficie.
Anche in questo caso è importante che la pezza (ossia la porzione di legno con al centro la gemma da innestare) combaci alla perfezione con le incisioni praticate nell’ipobionte che, in genere, si effettuano mediante un lungo taglio trasversale in alto e due longitudinali in modo da delimitare una superficie rettangolare e tirare agevolmente la corteccia verso il basso.
Come abbiamo visto, innestare a gemma è una pratica abbastanza semplice e alla portata di tutti, quindi con qualche piccolo accorgimento e un po’ di buona volontà anche i coltivatori meno esperti potranno avere successo. Infine, per assicurarsi maggiori possibilità di attecchimento si possono anche innestare due o più gemme sullo stesso portainnesto, ma bisognerà poi utilizzarne solamente una per formare la nuova pianta.
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