Pro e contro dei fertilizzanti naturali e chimici

Ultimo aggiornamento: 28.03.24

 

Quali sono le differenze tra concimi chimici e biologici? Per capirlo è necessario analizzare bene gli elementi che compongono i diversi tipi di fertilizzante.

 

È meglio utilizzare i concimi chimici o quelli biologici? In realtà è difficile dare una risposta chiara e netta a tale quesito, semmai è bene capire quali sono gli elementi che li compongono e infine valutare qual è il miglior fertilizzante più adatto alle proprie esigenze.

Innanzitutto è importante sapere che qualsiasi tipo di concime contiene degli elementi chimici utili per le piante. Pertanto è giusto affermare che tutti i fertilizzanti sono chimici, anche se convenzionalmente questa “etichetta” viene attribuita solo ai concimi prodotti a livello industriale, attraverso degli artificiali processi di sintesi.

 

Macroelementi e microelementi

Tutte le sostanze chimiche del terreno, fondamentali per le piante, sono i macroelementi e i  microelementi.

I macroelementi principali sono l’azoto, il fosforo e il potassio, che incidono in maniera positiva sulla crescita, sul metabolismo e sulle difese naturali della pianta, oltre che sulla sapidità e quindi sul gusto dei frutti.

A questa categoria appartengono anche altri elementi (mesoelementi), cosiddetti “secondari” perché non influiscono sulla resa della pianta. Tra questi ricordiamo: il magnesio, il calcio, il cloro e lo zolfo.

I microelementi, che si trovano nel terreno, svolgono anch’essi delle funzioni fondamentali per la pianta, come per esempio l’attivazione degli enzimi, della riproduzione e del processo di azotofissazione.

I microelementi principali sono: il ferro, il rame, il cobalto, il manganese, il boro, lo zinco e il molibdeno.

 

Tipi di concime

Una volta identificati gli elementi principali che fungono da fertilizzante per le piante, possiamo iniziare a classificare i concimi presenti in commercio. Premettiamo che ne esistono di diversi tipi e che alcuni di questi possono essere considerati secondari, in base alla funzione che svolgono.

Ciò che distingue una tipologia di fertilizzante da un’altra, è strettamente connesso alla composizione chimica del prodotto e alla presenza del carbonio. Vediamo insieme quali sono le principali classificazioni:

Concimi biologici o organici

Questa categoria comprende tutti i concimi prodotti da attività biologiche e nei quali è presente del carbonio legato a un elemento della fertilità.

Per essere identificato come fertilizzante biologico, questo deve necessariamente essere frutto di attività vegetale, animale o della combinazione di entrambe.

 

Concimi minerali o chimici

Ciò che principalmente caratterizza i fertilizzanti chimici, è la totale mancanza di carbonio. La caratteristica che li differenzia, è data dal macroelemento predominante, che li classifica in: concimi potassici, fosforici o azotati. 

Questi possono, una volta estratti dai giacimenti naturali e usati direttamente in campo agricolo oppure dopo il processo di raffinazione industriale. Inoltre, tra i concimi minerali, possono essere annoverati anche quelli che si ottengono per via sintetica.

 

Concimi organominerali

I concimi organominerali derivano dalla reazione o dalla miscelazione di uno o più fertilizzanti organici con altri concimi minerali.

In poche parole si tratta di ibridi ottenuti tra le due tipologie di concimi, ideati al fine di colmare le lacune e di preservare i punti di forza di entrambi i prodotti.

 

Fertilizzanti chimici o biologici?

Secondo molti esperti, la concimazione biologica non esclude a priori quella chimica e viceversa. Una delle principali differenze tra le due tipologie di fertilizzazione, consiste proprio nei tempi di impiego dei rispettivi prodotti e nella conseguente modalità di rilascio degli elementi nutritivi nel terreno.

Tuttavia è fondamentale capire bene quali tipi di sostanze utilizzare, a seconda del contesto agricolo, in quanto un uso non corretto dei concimi, potrebbe danneggiare le piante. A tal proposito, vediamo di seguito quali sono i pro e i contro di entrambi i metodi di fertilizzazione.

 

Pro e contro dei concimi chimici

I concimi chimici sono prodotti in modo da essere costituiti da tutti i sali minerali di cui le piante hanno bisogno. Questi vengono sparsi direttamente sul terreno e assorbiti attraverso il processo di annaffiatura. Proprio per questo motivo, si tratta di fertilizzanti che restano nel suolo per un arco di tempo abbastanza breve.

Generalmente la loro azione risulta piuttosto rapida, pertanto sono classificati tecnicamente come fertilizzanti a veloce sessione. In questo modo tutte le sostanze nutritive sono messe immediatamente a disposizione dei vegetali.

In poche parole, gli effetti di questo tipo di concimazione, sono destinati principalmente alle piante piuttosto che al suolo.

I concimi chimici possono essere somministrati nelle coltivazioni, direttamente nella fase vegetativa e produttiva di queste. Il loro utilizzo dunque, si contraddistingue per la semplicità d’uso e per la velocità dei benefici che tali fertilizzanti riescono a offrire alle piante.

Chiaramente, il rischio maggiore di questa pratica, consiste nel fatto che se non vengono somministrate le quantità giuste, queste potrebbero rivelarsi dannose per le coltivazioni e per la natura.

È bene ricordare che la pioggia e le annaffiature, disperdono le sostanze nutritive in eccesso nel terreno e proprio a causa di questo processo, tali elementi possono raggiungere e contaminare le falde acquifere, i fiumi e addirittura i mari.

 

Pro e contro dei concimi biologici

I concimi biologici necessitano di essere mescolati con la terra del campo che si intende coltivare. Si tratta infatti di fertilizzanti a lento rilascio, che giacciono a lungo nel suolo.

Chiaramente questo tipo di concimazione richiede una lavorazione preventiva del terreno, da eseguire anche mesi prima del trapianto o della semina; pertanto si tratta di una tecnica più impegnativa e faticosa.

La composizione dei fertilizzanti biologici spesso è molto varia ed è studiata al fine di migliorare l’impasto del terreno, per favorire l’attecchimento e la diffusione delle radici delle piante.

In questo caso gli effetti di tale tipo di concimazione sono indirizzati prevalentemente al terreno e di conseguenza ai vegetali che vi crescono sopra.

Conclusioni

Da tutto ciò che si è detto in merito ai due tipi di concimazione, è possibile evincere che non esiste una formula perfetta di fertilizzazione. Che si tratti di metodo chimico o biologico, l’importante è optare per il concime più adatto al terreno che si vuole coltivare.

In sostanza bisogna valutare prima il suolo da trattare, poi capire che cosa si vuole produrre e in base a ciò effettuare la giusta scelta. Lo scopo principale è quello di aumentare la produttività delle colture nel pieno rispetto dell’ambiente ovvero effettuare un tipo di coltivazione ecosostenibile.

 

 

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