Colori accesi e profumo avvolgente: l’oleandro è un arbusto molto amato e particolarmente diffuso. Ecco qualche suggerimento su come impreziosire il giardino con la sua bellezza.
Il bacino del Mediterraneo è da sempre stata una zona geografica ricca sotto diversi punti di vista: dall’olio, alla fauna ittica e terrestre, dalla diversità degli ambienti al clima mite e tranquillo. Questi sono solo alcuni degli elementi che contraddistinguono la parte di mondo su cui si affaccia anche l’Italia. Ma il bacino del Mediterraneo è anche foriera di moltissime specie vegetali dall’aspetto bellissimo e dai profumi particolari, che impreziosiscono giardini pubblici e privati in inverno e in estate.
Tra questi è impossibile non citare l’oleandro, uno degli arbusti più diffusi e apprezzati proprio per i suoi colori, ma anche perché richiede poche esigenze colturali. Infatti, non è difficile trovarlo nell’arredo urbano di piccole e grandi città, in quanto riesce a sopravvivere anche in condizioni non propriamente ideali.
Se fa troppo caldo o troppo freddo, se il terreno è asciutto o particolarmente umido non importa, perché gli oleandri resistono in ogni caso. Proprio per questa ragione è possibile trovare questa pianta anche lungo le autostrade o in zone che apparentemente non potrebbero accoglierla.
Panoramica sull’albero
Il Nerium oleander è un arbusto probabilmente originario dell’Asia ma che da diversi decenni cresce spontaneamente nel bacino del Mediterraneo, perciò viene assunto come specie botanica europea. Il suo è un portamente di tipo arbustivo, perciò cresce proprio come un qualsiasi albero, generando frutti che sono poco ramificati, disposti su rami verdi e glabri quando sono giovani, e dalla corteccia grigia quando vecchi. Oggi sappiamo che riesce a raggiungere un’altezza fino a 3 m, con una larghezza che supera di poco 4 m.
Si tratta di un albero sempreverde, con foglie molto strette e generalmente lanceolate, che hanno un margine intero e sono particolarmente coriacee. I suoi fiori sono tipicamente di colore rosa, infatti è molto facile riconoscerlo sia in città sia fuori l’area urbana, nonostante esistano anche altre varietà, che presentano il bianco o il rosso, talvolta anche doppi. Tra i più comuni si trova il cosiddetto “Mont Blanc”, che è molto resistente ai climi freddi, oppure il “Maria Gambetta”, più sensibile e che vanta anche foglie gialle.
Scegliere l’arbusto migliore
Come forse già saprete, l’oleandro velenoso potrebbe recare danni a voi, alla vostra famiglia e anche agli amici a quattro zampe. Per questo motivo è importante valutare attentamente quando si sceglie di acquistare e piantare un arbusto del genere. Non a caso, molti specialisti consigliano di posizionarlo in zone apposite, ma questo lo approfondiremo nel prossimo paragrafo.
Ora, prima di capire quando potare l’oleandro o come coltivarlo, dovete osservare alcuni elementi quando lo acquistate. Infatti, i fusti dovranno essere necessariamente lisci e soprattutto chiari, perché la presenza di ingrossamenti, fenditure, protuberanze eccessive e un colore scuro, possono essere tutti sintomi di un cancro rameale. Questa è una malattia purtroppo incurabile e progressiva, che tenderà a distruggere lentamente l’albero. Viene causate da un numero elevato di microrganismi patogeni, insediati all’interno dell’arbusto per via di lesioni al tronco.
Ecco quindi, che il primo consiglio che vogliamo darvi è proprio quello di valutare attentamente l’albero che desiderate acquistare e piantare, per evitare di dovervi ritrovare a gestire una situazione di emergenza difficile.
Posizionarlo nel posto giusto
L’oleandro bianco o altre tipologie di questo arbusto sono comunque indistruttibili e si adattano facilmente a qualsiasi luogo. Infatti, non è un segreto che questo albero si accontenti di poche cure e anche di tanto sole per donare una fioritura ricca e di qualità. Tuttavia, gli esemplari coltivati in vaso avranno bisogno di un po’ più di acqua per riuscire a vivere e a prosperare.
Quando dovete decidere dove posizionarlo, è bene che valutiate alcuni fattori molto importanti, tra cui il fatto che è velenoso (quindi scegliete un luogo lontano dalla portata di bambini e animali). In più, questo arbusto tende a crescere molto velocemente, perciò se avete un balcone mettete in preventivo che dovrete trovargli un posto in giardino.
Coltivazione
Tutte le caratteristiche che abbiamo scoperto fino a questo momento riguardando anche la talea dell’oleandro. Chiaramente, dobbiamo anche aggiungere un particolare: tutti gli esemplari appartenenti alla famiglia di questo arbusto non amano il gelo prolungato e troppo intenso, perché rischia di rovinare i rami.
Anche se generalmente si riprende molto velocemente dopo una potatura, è bene tenere presente che l’oleandro è abbastanza versatile. Questo arbusto si adatta a terreni anche particolarmente poveri, prediligendo substrati però ben drenati. Infatti, la presenza di umidità in eccesso potrebbe promuovere lo sviluppo di funghi o di muffe potenzialmente dannose per la pianta.
A tal proposito, sebbene l’oleandro riesca a resistere per diverso tempo senza acqua, è sempre bene annaffiarlo ogni qual volta si nota un terreno asciutto, così da rinvigorire la pianta e favorire la fioritura. Inoltre, quando arriva la primavera (in particolare agli inizi) è consigliato anche spargere attorno all’oleandro del concimo granulare che permette di fornire la giusta quantità di sali minerali per i mesi successivi.
Per quanto concerne le temperature, anche se in parte le abbiamo già affrontate nei paragrafi precedenti, quando si parla di coltivazione è necessario avere chiare le idee in mente. Infatti, è risaputo che l’oleandro soffre particolarmente al di sotto dei 5°C, perciò potrebbe essere necessario coprire la pianta, in particolar modo se abitate in zone con l’inverno rigido. L’oleandro non può certamente essere considerato una pianta delicata, infatti si adatta anche a climi caldi e a stagioni secche: talvolta può anche essere lasciato a se stesso per molto tempo.
Preparare la giusta messa a dimora
Mettiamo il caso che avete acquistato l’oleandro online, ora che sapete anche qual è la posizione migliore, non resta che imparare come si fa la messa a dimora. In questo caso dovete considerare certamente anche da dove arriva la pianta, perché in caso di zone con clima diverso da quello vostro potrebbe essere necessario attendere un po’ di tempo.
Il segreto sarà esporre gradualmente l’oleandro per una settimana o massimo dieci giorni, così da evitare traumi all’apparato fogliare, al tronco oppure, peggio, alle radici. Dopodiché, dopo aver deciso con esattezza quale sarà la sua collocazione, seguendo anche i consigli dei paragrafi precedenti, bisognerà scavare una buca profonda almeno il doppio (oppure il triplo, a seconda degli esemplari).
L’apparato radicale dell’oleandro dovrà trovare un ambiente accogliente e non soffocante per poter conoscere e interagire meglio con il terreno. A tal proposito sarà utile anche prendere come punto di riferimento il colletto, che dovrà rimanere fuori alla stessa altezza di quando avete acquistato l’arbusto. Può capitare comunque che abbiate scelto un oleandro a radice nuda: in questi casi, forse già lo sapete, sarà fondamentale maneggiarlo con cura e delicatezza, perché è più sensibile.
Materiale da riempimento e concimazione
Arrivati a questo punto, quindi una volta decisa la messa a dimora del vostro oleandro, avrete senz’altro bisogno di un materiale da riempimento valido. Noi vi suggeriamo di impiegare esattamente quello estratto durante lo scavo della buca, eventualmente aggiunto anche ad altri elementi organici. Una volta che avete creato una cunetta intorno al tronco, capace di trattenere l’acqua e quindi di migliorare anche i processi di irrigazione, sappiate che non è importante una potatura immediata.
In un primo periodo è invece essenziale che ci sia abbastanza umidità, perciò potreste anche aver bisogno di vaporizzare spesso la chioma per allontanare il rischio del disseccamento fogliare. Certo è che se la pianta mostra gravi segni che indicano sofferenza di tutto l’arbusto, allora sarà il caso di intervenire rimuovendo almeno ⅓ delle foglie, usando forbici elettriche o altri strumenti simili.
Ma affronteremo questo discorso nei prossimi paragrafi: ora vogliamo innanzitutto sottolineare l’importanza della concimazione Infatti, l’utilizzo di fertilizzanti, per l’oleandro, non è strettamente necessario; tuttavia è importante che l’arbusto non sia mai carente di fosforo e di potassio, perché aiutano la crescita e la fioritura.
Se vi state chiedendo qual è il periodo migliore, sappiate che in genere è l’inizio della primavera, segnando sul calendario di effettuare un secondo intervento di concimazione tra la fine di agosto e gli inizi di settembre. In ogni caso, è sempre bene tenere d’occhio le foglie, perché se rimangono troppo piccole e se diventano di colore verde chiaro allora significa che il terreno è troppo povero, perciò bisogna rimediare per evitare sofferenze prolungate dell’arbusto.
Cure necessarie
Come per tutti gli alberi e le piante in generale, anche l’oleandro ha senz’altro bisogno di attenzioni. Sicuramente la prima cosa di cui tenere conto è che le radici si trovino in piena terra, e che quindi non fuoriescono con il tempo o a causa di poca attenzione. In genere, le necessità idriche degli esemplari di oleandro sono piuttosto inferiori rispetto la media degli arbusti, infatti è un albero che riesce a sopportare bene la siccità.
Ciò nonostante, in estate, per poter supportare e mantenere la chioma fiorescente è importante distribuire acqua almeno una volta ogni 15 giorni. In tutto questo bisogna senz’altro prestare attenzione anche alle condizioni climatiche: una zona che si trova nel Nord Italia non è uguale a una del Sud.
Per esempio, le zolle di terreno con substrati sabbiosi dovranno essere monitorate con più frequenza, per il rischio di incapacità a trasportare l’acqua. La mancanza di quest’ultima potrebbe portare ad alcuni problemi da non trascurare, primo tra tutti l’arresto della crescita e una fioritura ridotta, oltre che un disseccamento dei fusti e delle foglie, tipico delle piante in vaso trascurate.
Oleandro in vaso
Chi non ha a disposizione un giardino ampio ma solo un balcone può comunque realizzare l’idea di crescere un oleandro. Come? Semplicemente utilizzando un vaso in terracotta abbastanza capiente e scegliendo una pianta giovane. In questa maniera è possibile mantenere un esemplare di oleandro anche sul vostro balcone, nella veranda oppure in terrazzo, perché non avrà bisogno di moltissime cure. Bisognerà soltanto ricordarsi che si tratta di una pianta che ama il sole e odia le correnti forti, perciò posizionatela in un luogo ad hoc. Se proprio non si può, preferite la mezzombra, purché qualche raggio arrivi durante il giorno, altrimenti il rischio è che crescerà lentamente o, in extremis, morirà.
Quando cresce, se volete riuscire a mantenerla sempre in buona forma e a far fiorire i suoi rami in maniera uniforme, sarà necessario potarla, conferendole eleganza ed eliminando le parti secche o quelle danneggiate. Viene da sé che il vaso in terracotta da utilizzare dovrà essere molto capiente, perché l’oleandro è una pianta che necessita di molto spazio per crescere ed espandersi in tranquillità.
Durante la primavera potete optare per l’impiego di concime organico, mentre in estate va bene anche quello liquido, da aggiungere all’acqua dell’irrigazione. Il terreno andrà bene se realizzato con parti uguali di terriccio da giardino e da coltivazione, aggiungendo anche un po’ di humus per favorire la crescita dell’oleandro.
Potatura oleandro
Bene, avete finalmente piantato il vostro oleandro; è passato un po’ di tempo e quindi è naturale cercare informazioni su quando è bene iniziare a potarlo per farlo crescere sano e rigoglioso. Allora dovete sapere che questa operazione va svolta sempre dopo la fioritura, quindi a fine estate o al massimo a inizio autunno. In più, se il clima lo permette, potreste anche optare per spostare tutto a febbraio: l’importante è eliminare i rami deboli, tagliando ⅓ di quelli sfioriti. Grazie a questa tecnica renderete la successiva chioma del vostro oleandro rigogliosa, sana e bella.
Infine, vogliamo anche ricordarvi che i rami da potare sono sempre quelli dell’anno precedente: in autunno o in estate i germogli sono facilmente riconoscibili, perciò potete preservarli da tagli improvvisi. Questo è il motivo per cui viene altamente sconsigliato di svolgere queste operazioni durante la primavera, ossia in un periodo in cui non è facile identificare le parti vecchie o che non riescono più a generare fiori.
In conclusione, vogliamo sottolineare che in caso non abbiate mai effettuate una potatura, è bene chiedere una mano a un giardiniere esperto per la prima volta, altrimenti il rischio di rovinare la pianta è dietro l’angolo.
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