Quando si parla di querce a tutti viene subito in mente un unico tipo di albero dalla stazza imponente e con una folta chioma sempreverde, ma in realtà il genere Quercus comprende più di quattrocento esemplari diversi. Oggi scopriremo come riconoscere le specie più comuni e dove trovarle.
Molti la chiamano la “regina dei boschi” o “Quercus” (in termini botanici), ma per gli amici è semplicemente “la quercia”: maestosa, forte e robusta, nelle antiche culture matriarcali veniva identificata come l’albero della Dea Madre che ospita, nutre e protegge la vita. Questa imponente pianta è diffusa in quasi tutto il mondo e il genere comprende circa 450 tipi di alberi, alcuni dei quali presentano differenze abbastanza evidenti mentre altri solamente piccoli dettagli.
Nel corso di questo articolo impareremo a riconoscere le varie specie di quercia che formano le popolazioni boschive in Italia, dove si possono trovare e quali sono le caratteristiche che le contraddistinguono.
Cosa osservare per riconoscere una quercia
Per individuare e dare un nome ai numerosi tipi di quercia che si possono incontrare durante un’escursione in mezzo ai boschi o semplicemente passeggiando in un parco urbano, bisogna innanzitutto conoscere la loro genealogia.
Insieme al castagno e al faggio, le querce rientrano nella famiglia della Fagacee e il loro areale si estende su buona parte dell’emisfero settentrionale, dalle zone temperate dell’Europa a quelle più tropicali del Sudamerica e del Nordafrica.
Entrando nello specifico, i tratti distintivi che ci fanno capire di essere di fronte a una quercia sono:
♦ la ghianda, un frutto indeiscente simile a una noce, coperto da un guscio legnoso molto spesso;
♦ la corteccia dura e squamosa, spesso di colore grigio e segnata da crepe e incisioni negli alberi più anziani;
♦ le foglie lobate, il cui margine presenta delle dentellature appuntite o arrotondate che partono dalla linea mediana;
♦ le dimensioni della pianta, in genere imponenti anche se ci sono delle specie arbustive di taglia molto bassa che in natura non superano i 150 centimetri di altezza (come nel caso della Quercus coccifera);
♦ il portamento della chioma, che tende a svilupparsi in ampiezza assumendo una forma ovale, tondeggiante oppure a guisa di ombrello.
Oltre a formare un vasto mosaico di ambienti forestali e boschivi, molte varietà vengono spesso utilizzate in silvicoltura per la produzione del legname, mentre alcuni esemplari arborei dallo sviluppo più contenuto vengono coltivati a scopo ornamentale in associazione a bordature e staccionate in legno per portare bellezza, ombra e riparo in parchi pubblici, viali e giardini privati.
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Nel caso di legna secca e dura, l’accetta non esprime il massimo; meglio legname fresco e resinoso.
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Querce bianche e mediterranee
A livello continentale, le querce vengono suddivise in due gruppi principali: Bianche e Mediterranee. Le prime sono diffuse nella maggior parte delle zone europee caratterizzate da un clima temperato-umido, come la Farnia (Quercus robur), il Farnetto (Quercus frainetto), il Cerro (Quercus cerris) e il Rovere (Quercus petrae).
Le seconde, invece, sono tipiche della macchia mediterranea e crescono solo negli ambienti boschivi caratterizzati da inverni meno rigidi ed estati particolarmente calde e secche. La specie più comune in Italia è sicuramente il Leccio (Quercus ilex), una pianta sempreverde molto longeva e in grado di sopravvivere anche in aree particolarmente aride.
Altri esemplari tipici degli ambienti termofili sono: la Roverella (Quercus pubescens), il Fragno (chiamato anche Quercia Macedone o Quercus trojana), la Quercia Spinosa (Quercus coccifera), la Quercia Sughera (Quercus suber), la Quercia Vulcanica (Quercus vulcanica), la Quercia vallonea (Quercus ithaburensis macrolepis) e la Quercia castagnara (Quercus virgiliana).
Le querce d’Italia: varietà e caratteristiche
Arrivati a questo punto è facile intuire come le querce siano tra gli alberi più diffusi nella nostra Penisola, arrivando a coprire quasi il 40% del nostro patrimonio boschivo. Alcune vegetano soltanto negli ambienti mediterranei e altre nelle zone collinari o nell’area padana.
Qui di seguito vi elenchiamo i principali esemplari in cui potreste imbattervi durante un’escursione tra i boschi italiani e le caratteristiche a cui prestare attenzione per riconoscerli.
1. Farnia (Quercus robur)
Se volete andare a caccia di Farnie vi basterà osservare con attenzione le foglie di quercia, che in questo esemplare sono sempre lobate, ma con un picciolo molto corto e un piccolo ricciolo sul margine inferiore.
Durante il periodo invernale potete anche osservare la conformazione del tronco, che in genere appare molto rugoso e con fessurazioni piuttosto marcate, mentre sui rami è facile trovare delle ghiande dalla forma affusolata e con un lungo peduncolo.
2. Rovere (Quercus petrae)
Un albero simile alla quercia comune è il Rovere, che si può facilmente riconoscere dalla foglia più larga con lobi dalla punta arrotondata. La corteccia è di colore grigio con fessure più grandi rispetto al Leccio, mentre la ghianda è simile a quella della Farnia ma senza il peduncolo.
3. Leccio (Quercus ilex)
Il Leccio è sicuramente tra le varietà più diffuse in Italia ed è facile da identificare in ogni fase del suo sviluppo grazie alle caratteristiche uniche del fogliame. La foglia di quercia negli esemplari giovani appare, infatti, spinosa e con superficie ruvida al tatto, mentre negli adulti è più larga, con margine quasi completamente liscio e nervatura lineare al centro. La corteccia è sottile, ruvida e scura, e man mano che l’albero invecchia si formano delle fessure simili a piccole squame rettangolari.
4. Quercia Sughera (Quercus suber)
La Sughera – come il nome stesso suggerisce – viene coltivata principalmente per la produzione del sughero, per cui sarà facile riconoscerla dalla corteccia rugosa e spessa. Inoltre, in questa quercia la foglia è particolarmente coriacea, spessa e a volte spinosa, ricordando vagamente quella del Leccio, da cui però si distingue per la nervatura centrale più sinuosa.
5. Quercia Rossa (Quercus Rubra)
Si tratta di un esemplare originario del Nordamerica ma che ha saputo trovare il suo habitat ideale anche nelle nostre zone, soprattutto in quelle alpine e nella Pianura Padana. La foglia della quercia rossa presenta grandi lobi dentellati e appuntiti, mentre la ghianda ha una forma a basco simile a una piccola trottola, un po’ come quella di Cip e Ciop o dello scoiattolo preistorico del film d’animazione L’Era Glaciale.
6. Cerro (Quercus cerris)
Dal momento che le foglie del Cerro non presentano alcun tratto distintivo rispetto ad altre querce mediterranee, è meglio basarsi sulla corteccia che, a differenza degli altri esemplari, è di colore grigio-brunastro, diventando rossa all’interno delle scanalature che si formano sul tronco. Un ulteriore sistema di riconoscimento è la capsula che contiene la ghianda, in quanto provvista di lunghi peli bianchi e numerose protuberanze alla base.
7. Quercia Coccifera (Quercus coccifera)
La Coccifera è una quercia aquifolium sempreverde che si contraddistingue per le foglie spinose simili a quelle dell’Agrifoglio, da cui differiscono per il colore verde meno intenso e tendente al giallo. Le ghiande sono simili a quelle del Cerro ma con la peluria dell’involucro esterno appena accennata.
8. Quercia Lusitana (Quercus faginea)
La Faginea si può riconoscere facilmente dalla corteccia spessa e ben in rilievo che ricorda vagamente quella della quercia da sughero, ma con foglie decidue simili a quelle del Rovere.
Bene, a questo punto dovreste essere in grado di individuare e riconoscere le querce in cui vi imbatterete nel corso delle vostre escursioni nei boschi e, dopo avergli dato un nome e un cognome, non vi resta che godervi la passeggiata nella natura.
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2 COMENTARIOS
February 13, 2022 at 8:51 am
Quale ghiande sono migliori per alimentazione umana?
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February 17, 2022 at 4:25 pm
Salve Ilario,
premesso che tutte le specie di ghiande sono commestibili, le più ricche di proprietà benefiche e povere di tannini sono quelle prodotte dalla quercia bianca dell’Oregon, dalla varietà Quercus Emoryi e dalla Quercus Macrocarpa. Gli altri esemplari producono frutti dal gusto molto amaro che richiedono una lunga lisciviazione per renderne il sapore più gradevole al palato.
Saluti
Team GF
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